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4 REGOLE PER SCEGLIERE I MIGLIORI OLI ESSENZIALI

i migliori oli essenziali- incanti olfattivi

Come scegliere i migliori oli essenziali? Ti racconto come faccio io per scegliere buone essenze naturali per i miei profumi.

Primo principio: integratori alimentari.

Per prima cosa, sopra al flaconcino, ci deve essere scritto integratore alimentare. Questa garanzia ci permette di utilizzare le essenze per uso interno (per esempio per aromatizzare i cibi o per uso aromaterapeutico) e di essere sicuri che le sostanze che usiamo non siano state adulterate con altri oli essenziali meno costosi o con molecole di sintesi.

Secondo principio: essenze biologiche.

Quando è possibile scelgo essenze da agricoltura biologica (a maggior ragione se utilizziamo essenze per uso interno o per aromatizzare i cibi). È fondamentale per il nostro benessere usare oli essenzali che non contengano, per esempio dei fitofarmaci.

Terzo principio: nome botanico

Sul flaconcino dell’olio essenziale che acquisto voglio che ci sia scritto il nome botanico della pianta. Quando abbiamo il nome botanico, abbiamo il nome e il cognome della pianta; una pianta ha infatti un genere che è il “cognome” e poi ci sono tutte le specie di un determinato genere che sono per così dire il “nome”. A ogni specie corrisponde un olio essenziale con caratteristiche chimiche differenti, quindi non è sufficiente per me che sulla bottiglietta ci sia scritto solo olio essenziale di lavanda (il genere), ma lavanda angustifolia (angustifolia è la specie), lavanda ibrida o latifolia. In questo modo saprò con più precisione qual è la composizione chimica di un dato olio essenziale. Ma perchè in pratica è così importante?

Faccio un esempio: se noi vogliamo acquistare un olio essenziale di lavanda per preparare un profumo, non ci basta leggere sul flaconcino che è lavanda. E’ preferibile infatti scegliere la Lavanda angustifolia o vera perché è quella dalle note floreali più intense. Se invece vogliamo preparare un olio riscaldante per la muscolatura, utilizzeremo la Lavanda ibrida che è quella più ricca di canfora; entrambi sono oli essenziali di lavanda, ma cambiando la specie cambia anche la composizione chimica di questi quindi anche le sue proprietà e il suo profumo. Per questo motivo è importantissimo scegliere i nostri oli essenziali anche in base a questo parametro. 

Il quarto principio: chemiotipo

Abbiamo detto prima che ci sono differenze chimiche tra una specie e l’altra ma, in una visione ancora più dettagliata, possono esserci differenze chimiche nella composizione degli oli essenziali all’interno della stessa specie; questo concetto si definisce come chemiotipizzazione.

Facciamo un esempio, prendiamo il timo: in aromaterapia si usano spesso oli essenziali di timo vulgaris e di timo serpillo; la differenza già tra queste due specie è enorme, sia per quanto riguarda l’odore sia per quanto riguarda le proprietà; se consideriamo il timo vulgaris, possiamo scoprire che all’interno di questa specie ci sono una serie di chemiotipi differenti che fanno sì che ci siano delle differenze terapeutiche e di fragranza, tra un olio essenziale e l’altro; ecco quindi che all’interno della specie del timo vulgaris, possiamo avere il timo a carvacrolo, a timolo, a linalolo, a geraniolo, a tuianolo e a terpineolo. Pensate quanti diversi oli essenziali esistono solo all’interno della stessa specie!

Quindi se voglio un Timo con un effetto antifungino maggiore utilizzerò un Timo a timolo; se voglio utilizzare il timo ma ho la pelle molto delicata, allora sceglierò un timo a linalolo che risulta più calmante e rigenerante.

Altre cose che apprezzo

Questi sono i principi fondamentali su cui non transigo nella scelta di un olio essenziale, ma ci sono altre cose che apprezzo molto, come la caratterizzazione chimica cioè quando sui flaconi trovo scritte le molecole che caratterizzano un dato tipo di olio essenziale, per esempio quando sul flacone di vaniglia leggo le scritte “ vanillina” e “vanillaldeide”. Significa che sono stati fatti accertamenti e analisi chimiche in più rispetto ad altre essenze di vaniglia e mi aiuta a comprendere meglio l’essenza che sto usando.

Altra cosa che apprezzo molto è la provenienza delle piante che danno origine alle essenze che uso. Mi piace sapere da dove provengono e capire le differenze olfattive di una specie coltivata in luoghi diversi.

Ultimo punto ma non per importanza, apprezzo tantissimo quando trovo scritta la parte di pianta che viene utilizzata per l’estrazione, anzi direi che in alcuni casi è  fondamentale perché da ogni pianta possono essere estratte più tipi di essenze e ognuna con una caratteristica olfattiva differente a seconda appunto della parte vegetale utilizzata; un esempio classico è la pianta dell’arancio: dal Citrus aurantium vengono estratti tre oli essenziali importantissimi in profumeria e in aromaterapia:  Il primo è quello di petit grain che deriva da foglie e rametti, il secondo è il neroli che viene estratto dai fiori e il terzo dal pericarpo del frutto ovvero dalle scorze.  Quindi, tre parti di pianta diverse, danno profumi molto differenti tra di loro per quanto abbiano anche note che li accomuna.

E tu quali regole utilizzi per acquistare un olio essenziale? Scrivimelo nei commenti

a presto, Giorgia

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